
Come terapeuta, credo fortemente che per poter cambiare qualcosa bisogna prima conoscere quel “qualcosa”, vederlo nella sua complessità, nelle sue sfumature. E incuriosirci se e come la nostra percezione cambia a seconda del punto di vista.
Sono molte le domande che mi fanno in questi giorni i clienti sull’emergenza Coronavirus. Dato l’alto numero di informazioni distorte circolanti in questi giorni, mi permetto quindi di rispondere a qualche domanda sul Coronavirus, invitando comunque tutti i lettori a fare sempre riferimento a fonti d’informazione attendibili, quali il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, la Protezione Civile, il Comune di residenza, …
- Come mai alcuni dicono che le mascherine non sono tutte uguali e alcune non funzionano? Il Coronavirus (COVD-19) è un virus con un diametro stimato fra i 50 e i 200 nanometri, da qui la ragione per cui alcune mascherine sono efficaci ed altre no; dipende dalla loro capacità di filtraggio.
- Come mai ci hanno chiusi in casa? Le ragioni sono principalmente 2:
- Il tempo di incubazione (ovvero il periodo di tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici) di questo virus pare stimarsi fino a 14 giorni. Da qui la richiesta da parte delle cariche istituzionali di stare a casa per diverse settimane, per cui chi si è infettato negli ultimi giorni pre-quarantena dovrebbe manifestare i sintomi nel periodo di quarantena ed evitare quindi di infettare un numero consistente di altre persone.
- Il numero di infetti che il sistema sanitario è in grado di gestire è ampiamente limitato. Se tutte le persone si ammalassero contemporaneamente, il sistema andrebbe al collasso (peggio di quello che sta già accadendo). Le misure restrittive servono per cercare di spalmare i numeri di contagiati su un periodo più lungo, permettendo quindi al personale sanitario di potersi occupare di quanti più malati possibile.

- Il coronavirus è simile a una comune influenza? No, come ben spiegato nel video del virologo Professor Burioni, e che vi invito a visionare qui sotto. La pericolosità di un virus respiratorio dipende dalla sua capacità di andare più in profondità nel nostro organismo. La comune influenza può scendere fino ai bronchi e, nei casi più gravi, può portare come conseguenza a una polmonite batterica secondaria al disturbo influenzale iniziale. Al contrario, il Covid-19 in alcuni casi provoca una polmonite virale primaria, per cui purtroppo non ci sono farmaci efficaci e bisogna sperare che l’organismo reagisca in maniera adeguata ed autonoma. Ne consegue che esistono certamente categorie di persone più a rischio (anziani, persone affette da altre patologie, immunodepressi, …), ma purtroppo nessuno è immune al virus.
Passiamo ora però all’ambito più di mia competenza, quello psicologico.
In questi giorni i miei clienti spesso mi chiedono: “Dottoressa, è normale che io mi senta in questa o in quest’altra maniera?”.
Per chi mi conosce, sa che non amo lavorare secondo generalizzazioni e che nelle mie sedute collaboro insieme al mio interlocutore per far emergere l’unicità di ogni singola persona e del suo modo di vedere, pensare e sentire.
Ma in una situazione come questa ritengo utile spendere 2 parole sulle reazioni più comuni legate ad una pandemia come quella che stiamo vivendo in questi giorni, lavorando come sempre su 3 livelli di riferimento: pensieri, emozioni e sensazioni corporee.
A livello di pensiero, le domande che potrebbero affliggerci sono molteplici:
- Quanto durerà questa quarantena?
- Le informazioni che sento al tg o leggo sui social networks sono vere? E’ una situazione davvero così critica? Che peso devo dare alle molteplici informazioni con cui vengo quotidianamente a contatto?
- Riuscirò a procurarmi i beni di prima necessità di cui ho bisogno?
- Sono al sicuro quando esco di casa?
E molte altre ancora….
A livello emotivo, messaggi come “Evitate i luoghi affollati! Restate in casa!” possono avere chiaramente diverse ripercussioni psicologiche, soprattutto legate alla sfera della paura.
Si potrebbe quindi provare la cosiddetta agorafobia, ovvero la paura ed il conseguente evitamento di luoghi affollati, quali possono essere in questi giorni i supermercati. Similmente, potremmo avvertire claustrofobia, ovvero la paura dei luoghi dai quali è potenzialmente difficile o perfino impossibile allontanarsi in caso di pericolo, oppure anche la paura di essere soli in caso succedesse qualcosa e si avesse bisogno di aiuto.
Altre tipologie di paure potrebbero essere legate all’impotenza legata a una situazione che non possiamo controllare, la paura della perdita e della morte, anche di persone a noi vicine, la paura di venire contaminati e di poter contaminare a nostra volta, e così via. Infine, tipiche potrebbero essere anche la frustrazione per la privazione della libertà e preoccupazioni di tipo finanziario legate a questo periodo in cui molti di noi vedono il tenore di lavoro (e quindi di guadagno) diminuito anche in maniera importante.
Fra le manifestazioni corporee più comuni possiamo notare momenti di aumento del battito cardiaco, sensazione di peso sul petto, respiro più corto, tensione muscolare, bisogno di muoversi o di tenersi occupati, cambiamenti nell’appetito (aumentato o diminuito) o nel sonno (difficoltà ad addormentarsi, sonno disturbato), ecc ecc
Insomma, questa situazione così particolare ci costringe, anche in maniera importante, a stravolgere la nostra quotidianità e ad uscire da quella che viene ormai comunemente chiamata “zona di comfort”.
Cosa fare dunque?
Il mio consiglio come sempre è provare ad allargare la nostra prospettiva. Senza sminuire l’impatto che questo virus sta avendo sulle nostre vite, proviamo a considerare questo periodo anche come un’opportunità per fare qualcosa che in altri momenti della nostra vita non riusciremmo a fare, anche solo per mancanza di tempo.
- Cerchiamo di limitare l’outfit da quarantena: togliamoci il pigiama, cerchiamo di prepararci in modo simile a quello che faremmo se dovessimo uscire. Cerchiamo di mantenere le nostre sane abitudini: ad esempio, siamo soliti farci una doccia la sera o la mattina? Siamo soliti metterci un filo di trucco (per le signore) o acconciarci i capelli? Continuiamo con questa routine.
- Riduciamo la sovraesposizione ai media: guardiamo un solo telegiornale a pasto e limitiamo la lettura delle notizie su giornali o social, dedicandoci per il resto della giornata ad altre attività.
- Facciamo una “To do list”, ovvero una lista di attività a cui ci piacerebbe dedicarci. Ad esempio, leggere un libro, fare delle lezioni online su un particolare argomento, ecc ecc
- Organizziamo delle attività da condividere con chi abita con noi o, per chi abita da solo, in videochiamata. Ad esempio, con un familiare familiare potremmo dedicarci a un corso di cucina o di bricolage, con il partner potremmo sognare l’organizzazione delle prossime vacanze o weekend fuori porta (quando sarà possibile), con gli amici si può organizzare un aperitivo online, ecc ecc
- Dedichiamoci al benessere, fisico e mentale. Ritagliamoci uno spazio per un’attività fisica attraverso i diversi video tutorial disponibili su YouTube o su altri canali social, quale ad esempio lo yoga, la ginnastica, alcune tipologie di danza o di arti marziali. Proviamo inoltre metodi di rilassamento quali la respirazione guidata, la mindfullness, il body scan, il training autogeno, ecc ecc
Per tutti questi consigli, le nuove tecnologie ci vengono ampiamente in soccorso, soprattutto internet, dove in questi giorni si sta scatenando una vera e propria gara di solidarietà e numerosi professionisti stanno mettendo a disposizione (anche gratuitamente!) la loro professionalità al servizio dei cittadini.
Qui sotto un documento scaricabile gratuitamente da cui poter prendere qualche spunto:
Infine, non dimentichiamoci mai che non siamo soli! Cerchiamo quindi di superare quegli ostacoli mentali che ci inibiscono nella quotidianità (mi vergogno, non posso chiedere aiuto, non vorrei disturbare, …) e sentiamoci liberi di poter chiedere vicinanza e supporto ad amici e parenti, anche attraverso telefonate e videochiamate. Non dimenticatevi inoltre che tutta la comunità degli psicologi è attiva e al vostro servizio. Personalmente ad esempio ricordo la possibilità di prenotare una consulenza psicologica online per chi sentisse il bisogno di uno spazio d’ascolto.
Tutti possiamo avere bisogno, soprattutto in una situazione così straordinaria. Chiedere aiuto è una delle strategie più efficaci in caso di difficoltà di gestione delle emozioni.
Anche questo è sperimentare piccoli passi fuori dalla nostra zona di comfort!!
Ma ora tocca a voi: fatemi sapere se avete domande, se avete bisogno di chiarimenti o semplicemente se avete dei consigli e suggerimenti.
Mi unisco alla raccomandazione di non uscire se non per reali necessità. Insieme lo sconfiggeremo!
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